INFANZIE DAL PASSATO

L'ANTICA GRECIA

Come promesso eccomi tornata cari lettori, con un nuovo articolo sull' infanzia ai piedi dell' Olimpo. Esatto! Sto parlando dell' antica Grecia.

A quei tempi gli abiti erano molto semplici: bambine e donne adulte indossavano il peplo cioè una tunica dritta stretta in vita da una cintura; per bambini e ragazzi invece vi era una tunica di lino fino al ginocchio più corta di quella indossata dagli uomini adulti.

Le persone più ricche e vanitose potevano permettersi costosissime sete provenienti dall' oriente. Al posto delle cerniere i greci antichi usavano spille, fibbie e cinture per tenere fermi gli abiti.

 I vestiti per la stagione invernale erano fatti in pelle di capra.

I loro colori vivaci si ricavavano dai molluschi (servivano per il porpora), larve di insetto (da cui si ricavava il rosso) e piante da cui usciva il giallo molto apprezzato dalle ragazze.

Oltre agli abiti, anche le calzature erano molto semplici: stivali, scarpe, sandali e calze per tenere caldi i piedi.

Per quanto riguarda la vita in famiglia, essa poteva essere molto dura già da neonati: quelli indesiderati venivano abbandonati e lasciati morire soprattutto le femmine. perché' considerate più costose da mantenere. Anche i neonati nati da famiglie povere o malati venivano abbandonati.

Nel caso non venissero rifiutati, essi dovevano fare i conti con le malattie: in effetti molti di loro morivano entro il primo anno di vita.

Uno degli eventi più belli, per i bambini dell' antica Grecia, era la festa di primavera, dove anche i piccoli bevevano vino per dare il benvenuto alla bella stagione.

Nell' antica Grecia vi era una grande disuguaglianza sociale tra maschi e femmine e tra bambini ricchi e poveri: mentre i maschietti frequentavano la scuola, le femminucce venivano educate in casa a danzare e suonare nei templi e i figli maschi delle famiglie povere, seguivano un apprendistato per imparare il mestiere del padre.

Le fanciulle dall' età di soli 13 anni venivano date in moglie con un marito sconosciuto.

Per quando riguarda gli amici pelosi, i bambini greci non possedevano gatti poiché' venivano impiegati per cacciare i topi in fattorie e sulle navi in compagnia dei furetti.

I cani al contrario erano molto apprezzati ed erano gli animali domestici per eccellenza.

Per chi invece voleva qualcosa di stravagante, vi erano scimmiette, scimpanzè e perfino leopardi.

Anche i serperti venivano tenuti in casa per liberarla da topi e parassiti.

Le cicale erano apprezzate per il loro canto e venivano catturate in natura e tenute in gabbia.

A far compagnia alle cicale c'erano, infine, gli animali da fattoria come capre, anatre e oche che erano amate quasi quanto i cani.

Anche se nell' antica Grecia le bambine erano escluse dall'istruzione e anche se a sei o setti anni dovevano imparare come gestire una casa, alcune fanciulle di famiglia benestante imparavano ugualmente a leggere e scrivere.

 I bambini delle famiglie ricche iniziavano la scuola verso i sette anni ed erano accompagnati da uno schiavo detto pedagogo che rimaneva con loro a lezione e controllava il loro comportamento; una volta a casa li aiutava anche a fare i compiti.

La scuola greca durava dai sette  ai tredici anni.

I ragazzi studiavano: matematica, danza, canto, musica, filosofia, poesia e retorica cioè l' arte di parlare in pubblico. Molti di loro continuavano i loro studi in severissime scuole militari.

Durante le lezioni di poesia gli allievi imparavano a memoria l'Iliade scritta dal famoso poeta Omero. Di certo non era una cosa da poco poiché' essa è composta da 15.696 versi.

Gli alunni scrivevano e prendevano appunti su tavolette coperte di cera usando un apposito stilo di osso o di metallo.

A Sparta, una delle più importanti città-stato greche, i bambini fin da piccoli venivano addestrati a diventare dei feroci guerrieri.         

Essi lasciavano casa a 7 anni e andavano a vivere in accampamenti sulle montagne dove subivano un addestramento durissimo composto da lotta, caccia, pesca, marcia e racconti da parte degli istruttori.

La vigliaccheria era considerata un crimine e il carattere delle piccole reclute veniva modellato a suon di frustate e bastonate.

A partire dagli undici anni l'addestramento diventava ancora più severo: si vestivano di solo mantello, dormivano su scomodi giacigli e raramente si lavavano.

A differenza dal resto della Grecia, le femmine godevano di molti privilegi: andavano a scuola, si cimentavano nella lotta, nelle corse dei cavalli e nelle gare di cocchi. Esse venivano addestrate a diventare delle grandi atlete visto che, durante le feste, gareggiavano con i maschi.

Le ragazze spartane praticavano rigidi allenamenti sportivi per dare alla luce figli maschi vigorosi che sarebbero diventati futuri intrepidi guerrieri.

La vita dei bambini greci però non era solo difficile e dura! Anch'essi avevano tanti giochi per divertirsi con gli amici: carretti, cerchi, trottole, cavallucci a dondolo, altalene, yo-yo e bambole con casette fatte apposta per loro.

Oltre alle bambole, uno dei giochi preferiti dalle bambine erano gli astragali, o aliossi, ricavati dal metatarso delle capre che venivano usati così come noi giochiamo ai dadi.

Esisteva anche una versione movimentata di testa o croce: si giocava in due squadre lanciando in aria un coccio e a seconda della faccia che usciva, una squadra doveva rincorrere l'altra e acchiappare più giocatori possibili.

I piccoli greci possedevano anche delle figurine d'argilla che venivano messe nelle tombe per fargli compagnia nell' aldilà.

 

Eccoci arrivati alla fine della terza puntata! Non perdetevi la prossima, dove si parlerà dell'infanzia nell' antica Roma!


SPIAGGIE NASCOSTE ITALIA (SICILIA)

 

La Sicilia negli ultimi anni dal punto di vista turistico, se la sta cavando proprio bene, visto che molti turisti dei mesi estivi e non la preferiscono alla vicina Calabria.

L' isola regala ai turisti spiagge bellissime alcune di esse purtroppo sconosciute.

Vi inviterei ad allargare i vostri orizzonti e a scoprirle l'estate prossima!

 

Riserva del Fiume Platani (Borgo Bonsignore, Agrigento)

Mare e macchia mediterranea sono la cornice di una spiaggia che si estende per circa cinque chilometri e su cui si alternano arenili sabbiosi e dune. Superata la foce del Platani, si erge, a strapiombo sul mare, il promontorio di Capo Bianco e alle sue spalle, una collina conserva le rovine dell’antica Eraclea Minoa.

 

Spiaggia di Torre Salsa (Siculiana, Agrigento)

È la lunghissima spiaggia della omonima Oasi WWF tra Siculiana Marina ed Eraclea Minoa, delimitata da falesie di gesso e marne calcaree, dove si riproduce indisturbata la tartaruga marina Caretta Caretta.

 

Le Solette (Porto Palo di Menfi, Agrigento)

Poco distanti dal borgo di pescatori e, fortunatamente, poco segnalate, sono piccole cale ritagliate lungo una imponente scogliera calcarea a picco sul mare. La vista corre sul Canale di Sicilia e sui vigneti che arrivano quasi sulla spiaggia.

 

Punta Bianca (Monte Grande, Agrigento)

Uno sperone roccioso proteso nel mare e frastagliato da decine di calette, sabbiose e a ciottoli, cinte da palme nane e gigli di mare. La conquista è dura: si raggiunge dopo aver percorso una strada molto sconnessa e circondata da una natura piuttosto selvaggia.

 

Forgia Vecchia (Stromboli, Messina)

Lunga spiaggia di sabbia e ciottoli neri che digrada dalle pendici del vulcano fino al mare. Si raggiunge unicamente a piedi percorrendo un sentiero che parte dalla spiaggia di Scari.

 

Spiaggia di Mongiove (Patti, Messina)

Lunga spiaggia di sabbia, chiusa ad est da un promontorio roccioso che offre grotte e spettacolari faraglioni a poca distanza dalla riva. Capace di regalare, anche nelle giornate non particolarmente limpide, scorci stupendi sulle isole Eolie.

 

Spiaggia della Marina (Tusa, Messina)

la Marina, all’inizio del lungomare di Castel di Tusa, è caratterizzata da ciottoli coloratissimi, particolari formazioni rocciose e bellissimi fondali che rendono questo luogo ideale anche per gli amanti dello snorkeling.

 

Spiaggia di Gelso, Vulcano, Eolie (Messina)

Un fazzoletto di sabbia nera vulcanica e la suggestione di un faro solitario. Un bagno in questa caletta praticamente sconosciuta ai turisti è il premio che si ottiene dopo una strada abbastanza tortuosa che dall’abitato di Vulcano Piano scende verso contrada Gelso. Con tanto di vista sulla costa siciliana: nelle giornate limpide si vede bene Milazzo e lo scenografico Santuario del Tindari.

 

Spiaggia di Randello (Riserva di Cava Randello, Ragusa)

Lunga striscia di sabbia e dune chiusa in un’ampia insenatura dalle scogliere di Punta Braccetto e di Scoglitti. Oasi di eucalipti, cipressi, lecci e querce, custodisce alcune necropoli  del Parco Archeologico di Kamarina.

 

 

Spiaggia di Costa di Carro (Sampieri, Ragusa)

Giunti alla fine del lungomare di Sampieri e superando il borgo di pescatori ci si trova davanti ad un ampio tratto spiaggia a dune chiusa da un lato da Punta Sampieri e dall’altro dal Parco di Costa di Carro che con la sua scogliera coperta da macchia mediterranea e da palme nane si estende fino a Cava d’Aliga.

 

Spiaggia di Isola delle Correnti (Porto Palo di Capo Passero, Siracusa)

Punto di incontro tra il Mar Ionio e il Mar Mediterraneo, si trova in una delle zone più ventose dell’isola, ideale, quindi, per surfers. Per i più romantici c’è la lunghissima spiaggia di Carratois Punto Rio, litorale dal quale si può assistere a tramonti da film.

 

Spiaggia di Marianelli (Noto, Siracusa)

Isolata e quasi intatta, nascosta tra mandorleti, limoneti e dune di sabbia arricchite da bassi cespugli a cuscino di timo, Palma nana e orchidee selvatiche. Si raggiunge dall’ingresso nord della Riserva di Vendicari, dopo aver guadato la foce del fiume Tellaro e superato un piccolo promontorio roccioso.

 

Cala Cretazzo (Marettimo, Trapani)

Quasi due ore di cammino su sentieri all’ombra per raggiungere questa cala, tra le più belle dell’isola  (però, la si può raggiungere dal paese con un servizio di i taxi boat). La spiaggia, di sassi, è esposta al sole a partire dalla tarda mattinata.

 

Cala Cottone (Pantelleria, Trapani)

Piccola baia di scogli levigati dal mare, raggiungibile dopo una camminata di una ventina di minuti tra la macchia pantesca. Qui si trova anche una buvira, cioè una sorgente di acqua.

 

Cala Marinella (San Vito Lo Capo, Trapani)

Piccolissima spiaggia di ghiaia e sassolini: è la più difficile da raggiungere (tra quelle della Riserva dello Zingaro) ma è senza dubbio la più bella. Ci si arriva dopo una camminata di circa tre chilometri da Scopello o da San Vito.

 

Baia di Santa Margherita (Castelluzzo, Trapani)

 

Prima di  arrivare a San Vito Lo Capo, c’è il panorama spettacolare del golfo che da Monte Cofano giunge alle falesie di Cala Mancina. E’ qui che si trova la splendida Baia di Santa Margherita, incastonata tra bellezze naturali e mare turchese


KUNG FU PANDA 2

Vi ricordate di Po il goffo panda amante del kung fu di cui ho narrato la trama del film in un mio precedente articolo? Bene, il nostro amato protagonista è tornato in una nuova emozionante avventura con tanta azione e stupenda animazione. Po, dopo essere diventato il guerriero dragone, è diventato il beniamino di tutti gli abitanti della Valle della Pace ed è ormai compagno e amico inseparabile dei cinque cicloni. Ma una nuova missione sembra attendere i nostri eroi!: Lord Shen, un nobile pavone rinnegato dalla famiglia, sta progettando di distruggere il kung fu fondendo il metallo per creare un potente cannone distruttivo. Mentre Po affronta i lupi guardiani di Shen, ha una visione di se stesso da cucciolo mentre viene abbandonato. Corso dal padre alla spaghetteria, dove tuti sono in fila per mangiare le pietanze intitolate a suo nome e chiedergli un autografo, chiede al genitore da dove viene ed egli gli rivela di averlo trovato in un cesto di ravanelli e di averlo cresciuto come se fosse suo figlio. Dopo aver saputo dal suo maestro Shi Fu del nuovo pericolo che incombe sulla Cina, Po parte per la città di Gongmen city insieme ai suoi amici che, una volta sbarcati, cercano di raggirare la sorveglianza del palazzo di Lord Shen travestendosi da drago, ma il loro piano viene smascherato e Po e i suoi compagni vengono ammanettati e spediti in carcere. Il panda non si arrende e vuole affrontare il suo nemico ma viene respinto più volte dalle sue cannonate e poiché non riesce a trovare la pace interiore e a metabolizzare i ricordi del suo passato, chiede consiglio all’ ex indovina di Shen e con molto impegno riesce nell' intento. Così egli riesce a liberare i suoi amici e ad affrontare insieme a loro il perfino pavone. Egli, compiuta con successo la missione, torna a casa e la prima cosa che decide di fare è ringraziare il padre adottivo per tutto quello che ha fatto per lui….ma da qualche parte in lontananza il suo genitore biologico ha la vaga sensazione che il figlio sia ancora vivo.


ORZOWEI

Per coloro che sono nati e cresciuti negli anni 60’, come è possibile dimenticare il famoso maestro elementare che insegnava agli analfabeti in televisione all' interno del programma "Non è mai troppo tardi?" Egli, oltre all'insegnamento, si dedicava anche alla scrittura, scrivendo romanzi rimasti sulla cresta dell' onda nonostante il trascorrere degli anni. Uno di questi è Orzowei, considerato rivoluzionario per un' epoca in cui era la norma considerare inferiori le persone di colore. Esso è ambientato in Sudafrica ai tempi della colonialismo olandese e ha come protagonista Mohamed Isa, un ragazzo bianco adottato nove anni prima dal grande capo Amunai e dalla nutrice Amabais. Egli, chiamato con il soprannome spregiativo di Orzowei (che in lingua swazi significa trovato), è continuamente vittima di razzismo da parte dei ragazzi della tribù che lo ha allevato e l'unico a mostrargli un minimo di affetto è il suo padre adottivo. Un giorno Isa vede realizzarsi il sogno, di partecipare alla grande prova: il momento in cui i maschi della sua tribù hanno l'occasione di diventare uomini e guerrieri, superando una prova di caccia che consiste ad addentrarsi completamente da soli nella foresta, cosparsi di una pittura bianca e senza essere aiutati da nessuno perché pena è la morte. Egli, spiato dai giovani guerrieri del suo villaggio, impara con orgoglio a muoversi nella foresta, a scuoiare il leopardo per ricavarne la pelle, a nutrirsi della carne di animali e a distinguere i frutti commestibili da quelli velenosi. Quando le spie vengono allo scoperto per ucciderlo, Isa viene salvato da Pao, un anziano boscimano che gli insegnerà a divenire un abile cacciatore, tirare d' arco e a non temere i serpenti. Il ragazzo, tornato al suo villaggio, scopre che la prova è in realtà una trappola: la sua tribù lo voleva morto. Ripudiato dalla tribù che lo aveva adottato come membro, egli si trasferisce con Pao nella città morta, fatta di capanne in pietra. Un giorno, i due assistono allo sbarco di una nave di coloni olandesi e Pao, adottando Isa come figlio, gli intima di restare con loro perché' ha ritrovato la sua gente. All' accampamento olandese il ragazzo fa' amicizia prima con Paul von Hunks (che chiamerà Fior di Granturco per via dei suoi capelli biondi) e con Philip, un ragazzo amputato perché' è stato morso da un cobra. Philip capisce subito come si sente Isa: è disprezzato anche dalla sua gente per via delle sue abitudini selvagge e per il suo rifiuto di comportarsi alla maniera occidentale. Egli, preso dallo sconforto e dalla nostalgia, torna nella foresta scoprendo che, nel villaggio dei boscimani è avvenuta una carneficina: comprende che sono iniziate le guerre boere tra zulù e coloni olandesi. Isa decide di allearsi insieme a Pao coi bianchi e decide di dire addio alla vita nella foresta con un' ultima caccia. Mentre infuriano i combattimenti con gli zulù, Philip viene rapito dagli Swazi e condannato a morte insieme a Isa. Il libro si conclude con Isa e il suo piccolo amico che, alla fine, vengono liberati e i due popoli fanno la pace grazie a Isa che ha compreso di appartenere a tutte e tre le tribù: è Swazi, perché' è stato cresciuto da loro, appartiene al piccolo popolo, perché' gli ha insegnato a vivere ed è infine bianco, per il colore della sua pelle!

PHILIP IMPARA A CORRERE CON LE STAMPELLE


BEE MOVIE

Spesso molti bambini e anche persone adulte si spaventano delle api e le vedono come dei mostri terrificanti. Invece noi esseri umani dovremmo mostragli rispetto e imparare a non temerle, poiché svolgono un compito importantissimo nel nostro ecosistema e ci danno tanti doni naturali come il miele e la cera.

Perché non insegnarlo ai bambini attraverso un coloratissimo cartone animato?

Esso narra le avventure, appunto, dell' ape antropomorfa Barry B Benson che abita insieme alla sua colonia in un alveare (anche esso umanizzato) al Central Park di New York.

 Barry frequenta il college e il suo destino sembra essere quello di laurearsi per produrre ciò che la sua specie fabbrica da 27 milioni di anni: il miele.

Egli lo considera un lavoro recludente e noioso e vorrebbe far parte della squadra dei Fuchi Fichi, i maschi impollinatori, che, con la scusa del loro lavoro, visitano l'esterno dell' alveare e sono in cerca di avventure sempre nuove.

Un giorno intrufolatosi in mezzo ai membri della squadra viene salvato dalla morte da Vanessa un' umana che rispetta anche le forme di vita più piccole e all' apparenza insignificanti.

Barry è desideroso di ringraziarla sapendo di infrangere la legge numero uno delle api che vieta di parlare agli umani.

La donna, dal canto suo, lo invita a prendere una fetta di torta condita da una tazza di caffè e i due diventano subito amici.

Quando torna all' alveare e lo racconta al suo migliore amico Adam Fleyman egli lo invita a tornare con i piedi a terra e  pensare "apese". 

Egli non gli dà retta e al supermercato con Vanessa, nota che gli umani sfruttano il miele per i loro scopi (come ad esempio pubblicizzare l' attore Ray Liotta) e schiavizzano le api affumicandole negli allevamenti.

Barry non ci sta e, insieme alla sua nuova amica fiorista, conduce una battaglia legale contro l' industria del miele in cui accusa gli industriali di glorificare gli orsi dando il loro aspetto ai vasetti del miele, l' attore Ray Liotta, di sfruttare il miele per vendersi e il celebre cantante Sting, di utilizzare come nome d' arte il pungiglione.

Alla fine del processo la corte si dichiara in favore delle api e Barry pretende che il miele venga loro restituito e non vada più utilizzato dagli esseri umani.

Intanto senza il lavoro operoso degli insetti le piante appassiscono e Barry capisce di aver esagerato e combinato un disastro. 

Vanessa gli rivela che l' unico modo per salvare la natura è portare a New York, da Pasadena, le ultime rose rimaste sulla Terra.

Sulla via del ritorno i due rimangono intrappolati in una tempesta elettrica da temporale e i piloti, che cercano di vendicarsi della nostra ape, svengono in cabina di pilotaggio.

Vanessa a questo punto deve arrangiarsi guidando l'aereo seguendo le istruzioni del suo amico insetto.

Decisi ad aiutare il loro amico in pericolo la sua colonia crea un fiore nero e giallo per dare indicazioni sul dove atterrare.

 

Giunti a terra sani e salvi Barry realizza finalmente il suo sogno di diventare un Fuco Fico e diviene consulente legale nel negozio di Vanessa.      


LA CASA DEGLI SGUARDI

Bentornati nella sezione libri cari lettori! In questo numero del mio giornalino vorrei proporvi un romanzo autobiografico scritto dal poeta Daniele Mencarelli in cui egli racconta l'annata 1999/2000 trascorsa a disintossicarsi dall' alcol. A causa di questa sua dipendenza (ne ha avute altre da fumo e da droghe pesanti in età adolescenziale) non riesce più a scrivere e la sua vita si svuota di significato e di senso. Un giorno il suo amico Davide, gli propone un' esperienza di lavoro socialmente utile come operaio, in collaborazione con una cooperativa di tipo B, gemellata con l' ospedale pediatrico Bambino Gesù. All' inizio a causa della sua fobia sociale causata dall'etanolo, Daniele è indifferente verso i suoi nuovi colleghi e capo operai (Fabio, Antonio, Giovanni, Luciano, Carmelo, Amir, Celso, Adriana, Massimo e Stefano che morirà in un incidente in moto), ma tra scambi di battute e caffè al bar dell' ospedale, riuscirà a stringere un' amicizia accompagnata da un forte cameratismo. Egli all' inizio delude le aspettative dei suoi famigliari cercando di bere di nascosto, ma con il tempo riuscirà a pensare sempre meno all'alcol e imparerà a non soffrire per la dimenticanza (così l'autore chiama l'astinenza). Nelle pause lavorative egli capirà la bellezza della vita, osservando con i propri occhi la sofferenza e la morte dei tanti bambini che incontra, e attraverso i racconti dei loro genitori e dei medici. Oltre ad affezionarsi all' ospedale rifiutando la proposta del fratello di andare a fare una terapia diversa per disintossicarsi, Daniele ritroverà anche la forza di scrivere le sue poesie guadagnandosi così l'ammirazione di tutti i suoi colleghi! Come rituale di rinascita, egli seppellirà tutte le sue bottiglie di alcol e il presidente dell' ospedale, gli chiederà di pubblicare per Natale la raccolta di poesie "Bambino Gesù", per testimoniare e dare voce ai bambini ricoverati, a volte deceduti, e ai loro genitori. Un libro che mostra la realtà e la sofferenza che regna negli ospedali in tutta la sua crudezza, ma che lascia nell' anima dei lettori un messaggio molto profondo: non pensare di mettere fine alla propria vita perché esistono del mondo tantissimi piccoli innocenti che lottano fino alla fine per rimanere aggrappati al dono più bello che Dio ci ha dato.


IL BOOM

I figli degli anni 50 e 60 ricordano, con piacere, gli anni del boom economico in cui la media degli italiani ha iniziato a vivere nel consumismo e nel lusso più sfrenato, anche a costo di oberarsi di debiti. E' ciò che accade al protagonista di questo film diventato il simbolo del benessere materiale di quell' epoca. Giovanni Alberti, di professione appaltatore, vive insieme alla moglie Silvia, una vita fatta infatti di lussi materialistici senza freno, come corse dei cavalli all' ippodromo, iscrizioni ai circoli di tennis, cene al ristorante e feste a cui invita una miriade di amici. In realtà questo benessere è solo di facciata: Giovanni è indebitato fino al collo e non fa altro che chiedere prestiti in denaro ad amici, parenti e colleghi ed è molto strano che la moglie sia completamente all' oscuro della situazione. Lasciato solo ed abbandonato da tutti, si lascia andare a pensieri suicidi finché, la moglie del suo capo, non gli propone di vendere un occhio al marito mezzo cieco per avere in cambio 70 milioni di lire. Intanto Silvia e il genero generale scoprono tutte le sue cambiali protestate e litiga col marito andandosene temporaneamente di casa facendo pensare a Giovanni di divorziare. Ma Giovanni non perde il vizio di organizzare le sue feste in cui, questa volta, si vendica di coloro che nel momento del bisogno, si sono rifiutati di aiutarlo, invece di raccontare le sue solite barzellette con cui faceva divertire gli amici. Il momento della vendita della cornea intanto si avvicina e il nostro protagonista finge con Silvia di partire per Livorno per un affare di lavoro. All' ultimo momento però, ci ripensa e fugge dalla clinica per poi tornare indietro rassegnato poiché l' accordo con la signora Bausetti, è saldato e non può più rifiutarlo.