LA STORIA DEL MONDO IN 100 OGGETTI

 

Di solito i saggi divulgativi che si vedono girovagando in biblioteche e librerie trattano di scienza. Più limitati sono invece quelli che trattano di storia; ma dopo aver letto "La storia del mondo in 100 oggetti" scritto da Neil McGregor, direttore del British Museum, dovreste ricredervi. Esso ripercorre infatti la storia dai tempi delle caverne fino ai nostri giorni attraverso 100 oggetti lì esposti.

In queste pagine ne ho fatto una selezione tra quelli che mi piacevano di più (22) per rendere la lettura meno pesante. Ve li presento uno a uno!

Buona lettura!

Papiro di Rhind

Datato al 1550 A.C,  è stato  ritrovato a Tebe (vicino Luxor) in Egitto, esso contiene 84 problemi matematici e geometrici per burocrati che avevano il compito di controllare le quantità di grano da dare alle oche allevate in batteria. E’ probabile che gli antichi egizi mangiassero grasso d'oca (un antenato del moderno foie grass molto popolare in Francia!)

E' curioso anche vedere che non sia scritto in geroglifici, ma in un sistema di scrittura stenografica amministrativa molto più semplice e comprensibile.

Questo particolare papiro deve il suo nome ad Alexander Rhind, un avvocato scozzese, che svernò in Egitto per curare la sua tubercolosi e lì trovatisi acquistò l'oggetto.

Un papiro come quello di Rhind è un oggetto di facile realizzazione ma anche molto costoso (il prezzo arrivava fino a 2 Deben di rame). E’ quindi considerato un oggetto di lusso!

Esso è uno dei pochi documenti sulla matematica egizia giunti sino a noi perché la carta a contatto col sole può sbriciolarsi o scolorirsi.

 

Cappa di Mold

Datata intorno al 1900 - 1600 A.C,  è stata ritrovata a Mold in Galles nel 1833  da un gruppo di comuni operai che stavano svolgendo uno scavo di lavoro.

Questo splendido manufatto, realizzato con eccezionale bravura da un orefice anonimo, ci fa ipotizzare che già dall' età del bronzo venissero realizzati scambi con popolazioni del Baltico, della Scandinavia e addirittura del Mediterraneo. Essa è infatti fatta di ambra, bronzo e oro.

Dalla dimensioni di questa cappa si può azzardare l'ipotesi  che l'indossatore possa essere stato un adolescente: in effetti all' epoca l'aspettativa media di vita era di 25 anni, molte donne morivano di parto e la maggioranza dei bambini non superava i cinque anni. Ancora più di rado si arrivava alla vecchiaia e per questa ragione gli anziani ricevevano un trattamento particolarmente speciale.

Se gli studiosi non avessero scartato lo scheletro a cui era appesa la cappa, sull' indossatore si sarebbe sicuramente saputo molto di più.

 

Rilievi di Lachish

Risalenti al 700 A.C, documentano l'esilio degli abitanti di Lachish, città palestinese del regno di Giuda,

per mano degli Assiri, ordinato dal re Sennacherib,  affinché  il re ebreo Ezechia si sottomettesse al suo volere, ma egli si ribellò.

I profughi di guerra rappresentati in questo rilievo non sono affatto differenti da quelli del giorno d'oggi che devono fuggire da conflitti e dittature: come i profughi dei Balcani negli anni 90' e le minoranze etniche deportate da Stalin negli anni 30'  durante la Seconda Guerra Mondiale sospettati di collaborazionismo con i tedeschi. Ai profughi di Lachish venne permesso di portare con se' almeno le pecore, mentre i deportati di Stalin, dovettero abbandonare tutto e morire in mezzo al nulla.

 

Tessuto Paracas

Questi frammenti di stoffa ritrovati nella penisola di Paracas in Perù risalgono al 200/300 A.C  ed è una cosa  eccezionale che essi siamo sopravvissuti fino ad oggi: i tessuti infatti si rovinano, si distruggono e si decompongono mangiati dalle tarme.

Questi splendidi frammenti di lana di lama o di alpaca, realizzati probabilmente da giovani con una vista perfetta, raffigurano spiriti appartenenti al mondo dei morti che, oltre che dagli egizi, venivano mummificati e avvolti in tessuti colorati anche dai popoli precolombiani.

 

Cocchio del tesoro dell'Oxus

Questo meraviglioso modellino d'oro rinvenuto nei pressi del fiume Oxus al confine tra Afghanistan e Tagikistan risalente al 500/ 300 A.C., sembrerebbe essere stato il giocattolo di un bambino privilegiato oppure un’ offerta agli Dei. Esso rappresenta un satrapo, cioè un rappresentante locale del sovrano (che all' epoca era Ciro il Grande) in viaggio. L’ Impero Persiano, a differenza per esempio di quello Romano, riusciva a vivere in armonia con i popoli conquistati a meno di clamorose rivolte. Essendo molto tollerante, riusciva ad accettare e perfino ad adottare le diverse tradizioni culturali e religiose (notare l'effigie del carro rappresentante la dea egizia Bes, protettrice dell' infanzia e dei bambini).

 

Pipa a forma di lontra

Noi oggi sappiamo che fumare nuoce gravemente alla salute, ma ai tempi degli Indiani d’America era un rito religioso (il fumo portava con sé le preghiere, i desideri e le speranze dell' intera comunità) e culturale (basti pensare al fumo come segno di pace tra le tribù). E come ci dimostra questa particolare pipa, i popoli nativi avevano un fortissimo legame con gli animali che consideravano  dei totem. Con l'arrivo dei coloni europei, il fumo perse il suo significato rituale e divenne un "piacevole" rilassamento ma nocivo: tant’è che nel 1604 il re inglese Giacomo I realizzò la prima campagna antifumo della storia!

 

Cintura cerimoniale per il gioco della palla

La maggior parte dei tifosi sportivi pensa che lo sport, come forma di intrattenimento, sia nato in Grecia con le Olimpiadi e, ai tempi dei romani, con i giochi da circo, ma questa cintura azteca, ritrovata in Messico, ribalta le nostre conoscenze. Essa veniva indossata non durante, ma nella cerimonia pre-gara. Il gioco aveva un regolamento molto particolare: la palla veniva colpita con le natiche, con gli avambracci e specialmente con i fianchi. Ogni volta che la palla di gomma veniva colpita con una parte sbagliata del corpo, toccava terra o finiva ai lati del terreno di gioco, era dichiarato fallo. Un po' come nel moderno tennis!

Per quanto bizzarri e curiosi possano sembrare questi sport, avevano anche un lato oscuro e crudele: alla fine della partita la squadra sconfitta veniva immolata in sacrificio agli dei.

 

Pepaiola di Hoxne

Le spezie hanno da sempre avuto un impatto significativo nella storia del mondo, ma nessuna come il pepe! Infatti del 408 D.C  l'Impero Romano chiese ai Visigoti come riscatto metalli, seta e… una tonnellata di pepe. Questa pepaiola molto particolare, azionabile tramite una manovella per spargere i granuli, era un regalo per una certa donna Giuliana da parte di un uomo di nome Aurelius Ursicinus , probabilmente suo marito, e fu trovata nel 1992 insieme ad un tesoretto insieme a dei cucchiai, una pila di mestoli, alcune piccole brocche e una maniglia d'argento a forma di tigre rampante.

 

Monete d'oro di Kumaragupta I

Alcuni di noi sono affascinati dalle religioni orientali e a volte lo sono talmente tanto da aderirvi , come il buddismo e l' induismo. Ma chi è il suo fondatore? Attraverso queste due monete d' oro coniate nel 415-450 D.C  è possibile dedurre che fu il sovrano dell' impero Gupta Kumaragupta I ad introdurre questa dottrina religiosa: una di esse in effetti rappresenta il dio della guerra Kumara a cui il sovrano era devoto. Pensate! Gli dei hindu sono trattati da veri pascià: vengono venerati costantemente sia al tempio che a casa per mezzo di altarini domestici. Essi verso le 4.00 del pomeriggio, vengono svegliati dal loro sonno a suon di musica, la sera vengono messi a letto e gli viene offerta al mattino una quantità di dolci per invitare Dio a prendere forma (essi sono una Sua manifestazione in molte sfaccettature) e  vengono persino immersi in un bagno rilassante di acqua tiepida, ghi (burro indiano), miele e yogurt e vestiti con abiti fatti a mano apposta per loro. Insomma è un metodo molto concreto per vivere la presenza di Dio.

 

Piatto di Shapur II

Spesso noi nominiamo molti personaggi storici (anche quelli negativi) senza sapere nulla di ciò che hanno fatto e come hanno segnato la storia dell' umanità. Uno di essi è Zarathustra o Zoroastro citato nel poema sinfonico "Così parlò Zarathustra" di Richard Strauss che è noto a molti di noi perché fa parte della colonna sonora del film "2001: Odissea nello spazio" . Ma chi era costui? Egli apparteneva alla dinastia dei Sassanidi che regnava su un impero che si estendeva dalla attuale Siria fino al Pakistan, e rappresentava la massima autorità sia civile che religiosa.

Questa fede religiosa da egli fondata, se conosciuta meglio, suonerà famigliare a musulmani, ebrei e cristiani in alcuni aspetti dottrinali (ad esempio la fine dei tempi). Purtroppo l' impero di Zarathustra venne spazzato via dall' arrivo degli arabi che conquistando il Medioriente introdussero l'Islam riducendo i zoroastriani a minoranza.

 

 

Vaso Moche a forma di guerriero

Quando si parla dei popoli precolombiani  si citano sempre  i Maya e soprattutto gli Aztechi e gli Inca.

Ma oltre ad essi in una striscia di territorio semidesertico ristretto tra il Pacifico e le Ande viveva un altro popolo semisconosciuto anche agli storici stessi: i Moche. I reperti archeologici che abbiamo di questa civiltà sono specialmente vasi d'argilla lavorata con eccezionale bravura che rappresentano animali e personaggi come sacerdoti e guerrieri.

Come altri popoli delle Americhe anch'essi praticavano sacrifici umani e un guerriero, quando perdeva un combattimento (erano simili ai tornei medioevali), veniva sacrificato agli dei in modo molto cruento.

Intorno al 6oo D.C., a causa di una crisi climatica che distrusse le risorse naturali di sussistenza di questa civiltà, il popolo Moche crollò.

 

Tavola della principessa della seta

Tutti noi siamo a conoscenza dell' esistenza della Via della Seta che percorreva una distanza che andava dal Mediterraneo fino alla Cina. Essa era così celebre in questo paese che ne nacquero numerose leggende. In una di esse si narra che l'imperatore custodisse il segreto del famoso tessuto e che sua figlia portò al suo promesso sposo l'occorrente per produrla. Lo mise sotto il suo copricapo di nascosto dalle guardie reali e, protetta dal dio della seta, giunse a destinazione sana e salva. In versioni scritte del mito si narra anche come la cittadina di Khotan mantenne il segreto della seta: la principessa, dopo aver reso grazia agli dei, fondò un monastero e si dice che gli alberi di gelso che oggi vi crescono, appartengano ai primi esemplari piantati e che in paese nessuno abbia il permesso di uccidere i bachi da cui si ricava la seta. Ancora oggi in Cina le filande danno lavoro a più di 1000 operai  e producono ogni anno 150 milioni di metri di filato sotto forma di tessuti, abiti e tappeti.

 

Astrolabio ebraico

Per orientarsi e studiare il cielo prima dell' invenzione della bussola, delle carte geografiche, del sestante e del cronometro si utilizzava questo curioso oggetto che incorporava insieme tutti questi strumenti a noi tanto famigliari.

Su questo astrolabio appartenuto ad un ebreo colto, sono incisi nomi di costellazioni e di città in caratteri ebraici ed è il simbolo del primo esempio di società multiculturale della storia: in una Spagna che all'epoca era un mosaico di Stati, le tre grandi religioni monoteiste ebraismo, islam e cristianesimo, coesistevano pacificamente a differenza di quanto accadeva in Inghilterra (che espulse gli ebrei nel 1290) e in Francia che li espulse una decina di anni dopo. La cosiddetta convivencia  ebbe purtroppo fine intorno 1550 quando il cristianesimo prese il sopravvento ed ebrei e musulmani vennero perseguitati ed espulsi dalla Spagna.

 

Testa di Ife

Dopo aver visto la bellezza dell'arte africana si è creduto per anni che essa avesse qualche somiglianza con l' arte greca (tanto da credere che sculture in ottone come quella qui sopra fossero realizzate da sopravvissuti della leggendaria isola di Atlantide giunti in Africa), grazie a studi archeologici più approfonditi oggi sappiamo che essa è totalmente africana, e che la città nigeriana di Ife è stato un centro politico, economico e spirituale di primaria importanza. Le città della foresta erano governate da un sovrano anziano chiamato Oni che possedeva oltre al potere politico, anche un ruolo rituale e spirituale; essi esistono ancora oggi e godono di un alto status cerimoniale e una considerevole autorità morale.

Oggi molti africani stanno cercando di distaccarsi dal loro passato coloniale e stanno riscoprendo  la propria identità culturale rimasta sepolta perché, riscoprendo il passato, si riscopre anche se stessi.

 

Statua di dea huasteca

Tutti noi sappiamo che gli aztechi furono sottomessi dai colonizzatori spagnoli, ma anche essi conquistarono e sottomisero alcuni popoli. Uno è quello degli huastechi, che abitarono il Messico settentrionale e a causa dell' assenza di reperti scritti è difficile ricostruire la loro storia. Di loro però possediamo statue tra cui quella della dea Tlazolteotl custode del parto (che all' epoca spesso causava la morte sia della madre che del bambino a causa delle scarse condizioni igieniche) e della fertilità, non solo umana ma anche animale. Ma alcuni studiosi non concordano che questa scultura rappresenti una dea, ma che sia piuttosto uno status symbol di questo popolo soprattutto delle donne.

 

 

Tughra di Solimano il magnifico

Tra il 1300 e il 1500 grandi aree del mondo vennero occupate dalle grandi superpotenze dell' epoca come gli Inca in sud America, i Ming in Cina, i Timuridi in Asia centrale e l'Impero Ottomano che si estendeva da Algeri al Caspio  e da Budapest fino a La Mecca. il segreto della sua lunga durata fu la diplomazia mentre quelli inca e Ming crollarono nel giro di poche generazioni. Simbolo di questa diplomazia era la tughra, un pezzo di carta finemente decorato con scritte in arabo (considerata la lingua spirituale utilizzata dal sovrano considerato il protettore e rappresentante della religione islamica)  e in turco (usato per far riferimento al potere temporale del sovrano).  La tughra infatti era un segno di riconoscimento affidato ai rappresentanti del sultano.

Solimano il Magnifico può essere considerato in Turchia alla stregua di Alessandro Magno che fu anch' egli un grande conquistatore. Infatti devastò il regno d'Ungheria, prese l'isola greca di Rodi, conquistò Tunisi e sfidò il Portogallo per il controllo del Mar Rosso. La tappa successiva fu l’Italia ,ma egli non riuscì nell' impresa. Molte tughra non sono giunte sino a noi. Questa sopravvisse al tempo perché probabilmente conservata con estrema cura da un collezionista.

 

Galeone meccanico

Questo bellissimo galeone in miniatura non ha solcato mari, ma tavole imbandite a cene di ricchi e diplomatici! Infatti i suoi piccoli personaggi hanno un significato puramente metaforico: essi rappresentano il sovrano, la Chiesa e i rispettivi elettori. Il governo in pratica! Infatti la parola governatore deriva dal latino gubernator che significa appunto timone.

Anche i suoi piccoli ingranaggi ora non più funzionanti, affascinavano per il suo significato anch'esso

puramente metaforico perché, per governare un Paese, le varie parti devono collaborare insieme.

Oggetti uguali furono donati anche ad altri sovrani, come l'imperatore della Cina e il sultano ottomano.     

 

Serpente a due teste

I documenti scritti lasciati ai posteriori dai conquistatori spagnoli sui popoli precolombiani, sono letti dagli storici con un certo scetticismo perché di parte e non raccontano la storia di questi popoli in modo obbiettivo. Come detto in precedenza le uniche fonti a disposizione degli studiosi per dare una ricostruzione accurata dal punto di vista dei vinti sono gli oggetti, come questo serpente a due teste realizzato con sorprendente maestria utilizzando turchesi per le piume e una particolare conchiglia chiamata ostrica spinosa considerata di alto valore in Messico perché per raccoglierla, bisogna immergersi a parecchi metri di profondità ed è di colore scarlatto.

Il turchese in particolare veniva anche utilizzato dagli aztechi come tributo da far pagare ai popoli che essi sottomettevano al loro dominio. Secondo alcuni questa particolare scultura é una rappresentazione del dio serpente Quetzalcóatl, che per questo popolo era simbolo di rigenerazione e resurrezione, ed era un' unione tra i poteri del cielo e quelli della terra. Le cronache spagnole narrano che il re Montezuma II scambiò Hernan Cortes per il dio Quetzalcóatl e gli offrì in tributo tanti doni esotici adatti a una divinità, compreso un bastone a forma di serpente tempestato di turchesi.

 

Miniatura di principe Moghul

Al giorno d'oggi  alcuni politici si fanno immortalare in fotografie studiate a tavolino insieme a membri delle famiglie reali, celebrità e addirittura leader religiosi.

Questa usanza non ha nulla di nuovo: infatti in questa miniatura che raffigura il principe Akbar del regno di Moghul, uno dei tre grandi regni islamici insieme all' impero ottomano, e i Safavidi d' Iran, a differenza dei primi due che non tolleravano tutti i popoli pagani (tra cui gli induisti). Del principe Akbar si sa anche grazie alla testimonianza del figlio Giahangir che egli mostrava una vera tolleranza verso culture e religioni differenti e restava affascinato in particolare dai racconti dei dervisci hindù e permetteva persino ai seguaci delle rispettive fedi di sposarsi tra loro. Un primo vero esempio di multiculturalismo e tolleranza!

 

Scudo di corteccia australiano

Questo scudo, fabbricato con tantissima maestria da un guerriero aborigeno senza nome nel 1770 e portato in Inghilterra dal capitano James Cook al suo primo incontro con gli aborigeni, ci tramanda la cultura oggettuale di un popolo che per dimostrare agli europei che non gli interessava nulla di loro e dei loro doni e delle loro tecnologie, gli scagliava pietre o mostravano totale indifferenza ai loro regali. L’Australia divenne colonia penale britannica e gli indigeni che abitavano quella terra da 60.000 anni, vennero sterminati e assimilati a forza. Fortunatamente grazie alla recente collaborazione con le loro tradizioni si sta vedendo se in qualche modo sia possibile rimediare ai torti che hanno dovuto subire in passato per mano dei bianchi.

 

 

Penny sfregiato dalle suffragette

Questa moneta da un penny è molto particolare ed ha segnato un pezzo di storia contemporanea.

Esso era utilizzato per la propaganda e per diffondere il messaggio sia a chi era a favore del suffragio femminile sia a chi era contro per svegliare le loro coscienze.

Queste attiviste utilizzavano numerosi metodi di disobbedienza civile: rompere i vetri a Downing Street, incatenarsi al cancello della residenza del primo ministro e sfregiare opere d'arte a rappresentazione  femminile (ad esempio la Venere di Botticelli).  Molte di loro furono arrestate, attivarono scioperi della fame e intonavano "La marcia delle donne" in cortile durante l'ora d'aria. Alcune di loro arrivarono perfino a protestare in modo estremo togliendosi la vita.

Le donne sotto i trent'anni ottennero il voto nel 1918,quelle fino a ventuno nel 1928.

Nel 2003 venne coniato un penny commemorativo per celebrare il centenario della Women’ s social and political union con la frase ormai lecita: "date il voto alle donne".

 

Piatto della rivoluzione russa

Anche questo piatto prodotto nella fabbrica statale di porcellane (ex fabbrica imperiale), era un potente strumento a scopo propagandistico per comunicare al popolo sovietico che i proletari, dipinti come degli eroi che facevano marciare il paese verso un futuro radioso, l'avrebbero salvato dalla carestia grazie al duro lavoro nelle fabbriche. L' oggetto sul retro ha stampati due marchi: quello imperiale con l'effige dello zar Nicola II e quello con la falce e il martello, simbolo dello stato sovietico. Questo piatto da collezione venne copiato e venduto all' estero anche a scopo di finanziare un' Unione Sovietica in cerca di aiuti economici.

 

 

Eccoci giunti alla fine del nostro viaggio! Adesso tocca a voi continuarlo leggendo questo bel mattone ricco di cultura e scegliere i vostri oggetti preferiti!       

 


SPIAGGIE NASCOSTE

VENETO

 

Come dice la celebre canzone…l' estate sta finendo e purtroppo presto dovremmo lasciare questa bellissima rubrica di spiagge incontaminate perché questa è l'ultima puntata.

La regione Veneto è molto frequentata da una miriade di turisti italiani e stranieri ed è celebre per la laguna di Venezia, la tragedia Shakespeariana "Romeo e Giulietta", l' arena di Verona, il quartiere di Padova dove nacque il poeta Petrarca e chi ne ha più ne metta!

Ma c'è un lato nascosto di questa regione italiana conosciuto solo ai locali che sarebbe meraviglioso scoprire: quello balneare! Qui vi presento le spiagge più selvagge, segrete e incontaminate dove godervi il sole in tutta tranquillità lontani dal turismo di massa.

 

San Piero in Volta

Per chi non la conosce San Piero in Volta è una località veneziana sull’isola di Pellestrina, che si affaccia sulla laguna di fronte all’Isola del Lido. La spiaggia di San Piero in Volta è veramente molto piccola e non aspettatevi vendita di ombrelloni e sdraio, perché è una spiaggia libera in tutti i sensi.

 

CA’ Roman

Per chi non lo sapesse, questa in realtà è un’isoletta, unita a Pellestrina dalla diga artificiale dei murazzi. Questo è un gioiellino della laguna veneta, poco conosciuto e frequentato se non da chi lo conosce, un’oasi naturale per fortuna non ancora intaccata dal turismo di massa. La spiaggia è libera, ma per mantenerla bella ed incontaminata come lo è adesso, bisogna rispettarla e seguire le regole imposte dalla Lipu (Lega italiana Protezione Uccelli), perché la zona di Ca’ Roman, soprattutto nel periodo primaverile si riempi di fauna rara.

 

Malamocco

Nonostante si trovi sull’isola del Lido, la spiaggia di Malamocco non è tanto frequentata dal turismo, per lo meno non da quello di massa.

 

Alberoni

Anche qui la flora e la fauna fanno da padrone. Per arrivarci bisogna un po’ farsi strada tra alberi e arbusti, ma una volta sorpassato il primo pezzo il gioco e fatto e si può iniziare a godersi la giornata in spiaggia.

 

Punta Sabbioni

Tra quelle elencate probabilmente la più visitata, per via della sua vicinanza con Cavallino e Jesolo e i suoi numerosi campeggi, ma la spiaggia libera rimane ancora abbastanza tranquilla, insomma il posto per prendere il sole lo si trova. Siamo di fronte ad una spiaggia probabilmente più curata delle precedenti e più adatta magari a chi ha bambini e necessita di alcuni servizi.

 

Spiaggia libera del Faro, Bibione

La Spiaggia della Brussa fa parte dell’Oasi Naturalistica di Vallevecchia, ed è uno dei pochi tratti della costa nordorientale rimasti completamente naturali e non antropizzati. Circa quattro chilometri di spiaggia naturale e incontaminata, senza plastica, rifiuti, cementificazioni. Si raggiunge a piedi, attraversando la profumata pineta, dopo aver parcheggiato nel capiente parcheggio a pagamento (5 euro per tutto il giorno).

Qualche zanzara all’imbrunire, da tener lontana con un buon repellente.

 

Spiaggia libera del Faro di Piave Vecchia, Jesolo

L’ampia spiaggia del Faro di Piave Vecchia (così chiamato perché prima dell’intervento della Serenissima, nel 1682, questa era la foce del Piave, mentre adesso è quella del Sile) è molto ampia, sempre perfettamente pulita e ben tenuta.

 

Spiaggia libera al Cavallino Treporti

Il lungo litorale di Cavallino Tre Porti, con la spiaggia allo stato naturale, la pineta, profumata di tamerici e pino marittimo, le dune di sabbia dorata, le valli lagunari, con i minuscoli borghi di Lio Piccolo e Mesole alle spalle, è un territorio suggestivo, eppure meno frequentato rispetto alla popolare Jesolo beach.

La spiaggia libera è ampia e pulita.

 

All’inizio dei murazzi, a sud della concessione Eurotel, è presente l’unico tratto di spiaggia libera ai Murazzi, con permesso di accesso e permanenza agli animali d’affezione.

Non è certamente la spiaggia libera più bella del Lido di Venezia, ma comunque piacevole e comoda se si viaggia con il cane.

 

In realtà lungo tutti i murazzi è tollerata la presenza degli amici pelosi, ma attenzione, la multa potrebbe comunque arrivare.

Godetevi una bella passeggiata lungo i murazzi: tra mare, massi e accumuli di sabbia e conchiglie, che iniziano a formare nuove giovani dune, i locali edificano pittoresche capanne con materiali di riciclo.

Alcune sono vere e proprie opere d’arte, e solitamente di libero accesso.

 

Spiaggia di Porto Caleri, a Rosolina mare

L’accesso ai cani all’oasi naturalistica di Porto Caleri è consentito a patto che restino costantemente al guinzaglio e non entrino in acqua.

La spiaggia di Porto Caleri è un sottile lembo di sabbia, formatasi tra la foce del fiume Adige ed il Po di Levante.

È raggiungibile attraversando la rigogliosa pineta, con un percorso caratterizzato da sentieri e passerelle di legno sopraelevate, che degrada verso le zone umide d’acqua dolce, le dune di sabbia e le zone umide d’acqua salmastra.

Sulla spiaggia non troverete ombrelloni e sdraio (vietati), ma tante singolari costruzioni in rami, trasportati dai due fiumi e depositati dal mare. Sono perfette per ripararsi dal sole nelle ore calde della giornata. Scovatene una libera o realizzate il vostro personale progetto! I bambini ne saranno entusiasti e daranno sfogo alla loro creatività.

 

 

Eccoci arrivati alla fine della nostra rubrica sulle spiagge segrete d' Italia. Ora toccherà a voi la prossima estate sceglierne una e trascorrere una piacevole vacanza a suon di immersioni e relax! 


QUANDO IL CIELO NON BASTA

Vi ricordate di Maxwell Kane? Il ragazzone grande e grosso co-protagonista di "Basta guardare il cielo" di cui ho parlato nel primo numero? In questo sequel intitolato "Quando il cielo non basta" egli, dopo la scomparsa del suo amico Kevin che considerava il suo cervello, si sente molto solo e visto che non c’è nessuno a proteggerlo, ritorna ad essere preso di mira dai coetanei. Un giorno nei corridoi della scuola incontra Rachel una ragazzina di undici anni soprannominata "topo" per via della sua sconfinata passione per i libri, anche lei vittima dei bulli per questo motivo. I due fanno conoscenza durante una gita e Rachel rivela a Max di non passarsela bene a casa sua: lei e la mamma sono vittime di Martin, un finto predicatore evangelista, detto il becchino perché' guida un carro funebre (anche senza funerale) ed è sempre vestito di nero. La sua figliastra vorrebbe tanto rivedere il suo vero padre. Max passando a casa di Rachel sente il patrigno che la maltratta così egli sfonda la porta e fugge con lei per andare alla ricerca del padre. Martin mentendo ai poliziotti dichiara che Max è colpevole di avergli sottratto la figliastra con la forza. I due amici si mettono in viaggio verso il Montana dove dovrebbe trovarsi il padre della sua nuova amica, così, facendo l'autostop, finiscono per viaggiare sulla casa-bus di Dip un ex insegnante in pensione che da quando è morta la moglie vive vagando in giro per gli Stati Uniti. Egli li prende sotto la sua protezione facendoli passare per fratelli e salvandoli dalla polizia. Il loro viaggio on the road, dopo essere stati braccati dai poliziotti durante una sosta usando il metodo del campeggio, continua su un treno dove conoscono Hobo Joe, un vecchietto magro come uno stecco, fissato col cibo che rifornirà i due ragazzi di provviste. Giunti alla cittadina di Chilvary, dove speravano di trovare il padre di Rachel, hanno però una sgradita sorpresa: essa è stata abbandonata dopo il crollo della miniera in cui anche il padre di Rachel è purtroppo perito. Intanto lo sceriffo Goodman, il nonno di Max, Dip e il patrigno di Topo arrivano sul posto ed ella piuttosto che tornare a subire le angherie di Martin, preferirebbe morire gettandosi del pozzo della miniera. Essa inizia a tremare ed infine crolla travolgendo Max, che anche se odia il becchino, tenta di salvarlo. La storia si conclude con Max che per fortuna esce vivo da sotto le macerie, il patrigno di Topo che viene arrestato e la nonna del ragazzo che invita Rachel e sua madre a stabilirsi da loro per un'po' di tempo. Alla fine il ragazzo imparerà ad affrontare la vita da solo e che anche senza Kevin le avventure di The Migthy continuano!

MAX KANE CERCA DI SALVARE MARTIN


SPIRIT: CAVALLO SELVAGGIO

 

Qualche anno fa la Dreamworks ha dimostrato quanto come la Disney sia a corto di idee visto che ha prodotto un remake del tanto amato cartone animato che ha segnato l'infanzia di molti bambini della mia generazione. Appena ho visto il trailer mi sono indignata perché non ha nulla a che vedere con l' originale. Per questo vorrei tanto riproporvelo (ancora meglio se amate i cavalli!).

Esso narra le vicende di Spirit, uno stallone nato selvaggio e libero nel West, non ancora colonizzato dai bianchi in un branco di cavalli di razza mustang.

Per esprimere  meglio la sua tendenza a essere libero e temerario egli fa gara con l'aquila, sua migliore amica e animale guida, fingendo di volare come lei.

Una notte il cavallo nota una luce in lontananza e nonostante le raccomandazioni della madre, gli corre incontro per raggiungerla spinto dalla curiosità.

Giunto presso la luce nota che essa appartiene ad un plotone di soldati americani, che incantati dalla bellezza del cavallo, cercano di catturarlo (riuscendoci) per portarlo dal colonello per farlo domare.

Spirit che non intende affatto farsi addomesticare, le suona prima al maniscalco Murphy e poi ai militari disarcionandoli di groppa. Avendo visto abbastanza il colonello ordina ai commilitoni di punire lo stallone legandolo al palo e di lasciarlo digiuno per tre giorni.

Spirit soffre molto e ha tantissima nostalgia dei membri del suo branco e li pensa durante la notte. Durante il suo ultimo giorno di punizione i soldati prendono in ostaggio un indigeno della tribù Lakota.

A Piccolo Fiume viene riservato lo stesso trattamento riservato al cavallo il quale gli sta simpatico.

Scontata la sua pena Spirit viene torturato dal colonello che lo fa correre come un forsennato per il recinto vantandosi con i suoi ufficiali di essere riuscito a domarlo.

Ma essa è solo una sua illusione perché il cavallo si ribella scaraventandolo fuori dalla staccionata.

L' antagonista giunto al limite della pazienza tira fuori la pistola per ucciderlo, ma Piccolo Fiume lo salva dalla morte slegandosi grazie ad un coltello lanciatogli dal suo amico animale.

Spirit credendo di tornare a correre libero, viene invece portato al villaggio dove incontra l'affascinante puledra Pioggia di cui s'innamora.

Anche Piccolo Fiume cerca di montare il suo amico stallone ma alla fine comprende che deve essere lasciato libero.

Prima di partire il cavallo chiede alla sua amata Pioggia di stare con lui nella sua terra.

Mentre i due discutono sul da farsi,, i soldati americani assaltano il villaggio e Spirit si getta coraggiosamente sul colonello salvando la vita a Piccolo Fiume prima, e a Pioggia poi, gettandosi delle rapide.

Mentre egli veglia accanto alla sua puledra ferita viene ricatturato dai soldati, che dopo un viaggio in treno, lo costringono a suon di frustate a trainare una locomotiva insieme ad altri cavalli requisiti agli indiani.

Appena comprende i loro piani Spirit si finge morto per poi liberare i suoi amici e sfidare un incendio dopo avere ritrovato il suo amico pellerossa.

Mentre i due si divertono in riva ad un fiume i soldati li inseguono luogo il Gran Canyon, ma alla fine dopo aver assistito ad un salto schioccante del cavallo da una roccia all'altra, capiscono che devono lasciarlo correre in libertà.

Il film termina con i due tornati al villaggio che sono fuori di sé dalla gioia perché Pioggia è guarita. Il suo padrone le concede di stare per sempre libera con Spirit  che infine torna felice della sua terra dal suo branco.                           

 

 

 


                    GIUSEPPE IL RE DEI SOGNI

Alzi la mano chi non è cresciuto guardando i biopic religiosi animati targati Dreamworks! Quante emozioni ci hanno regalato e come era divertente imparare la Bibbia grazie ad essi! Per questo vi vorrei riproporre il primo realizzato da questa casa di produzione che narra la vita del patriarca Giuseppe (conosciuto dagli archeologi con il nome egiziano di Imhotep) che salvò l’Egitto da sette anni di carestia. Il film si apre con la scena di Giacobbe affranto a causa della sterilità della seconda moglie Rachele, ma all' improvviso dalla tenda arriva un pianto: Dio ha finalmente esaudito le loro preghiere di avere un figlio. Giuseppe cresce viziato e coccolato dai genitori che gli donano una tunica colorata. Questa predilezione verso di lui attira l' ira e la gelosia dei suoi fratelli maggiori. Ancora adolescente Giuseppe fa' un sogno in cui mentre gioca con uno degli agnelli del gregge di famiglia, viene attaccato da un branco di lupi che uccide l'ariete, da cui si sveglia terrorizzato. Il giorno dopo Giuseppe è desideroso almeno per una volta, invece di studiare, di andare a lavorare con i suoi fratelli, che dopo averlo lasciato da solo con le pecore vanno a nuotare. Proprio come nel suo sogno, mentre insegue l'agnello del gregge, gli appare un branco di lupi che lo attaccano da cui si salva solo grazie all'intervento di Giacobbe che, vedendo gli altri dieci figli che tornano dalla nuotata, li rimprovera di aver abbandonato Giuseppe. Durante la notte il ragazzo ha un altro sogno in cui i suoi fratelli portano dei covoni di grano che si inchinano di fronte a lui e anche le stelle del cielo gli rendono omaggio inchinandosi. Appena sveglio i fratelli lo provocano chiedendogli di raccontare il sogno facendolo irritare. Dopo essere stato consolato dalla madre, egli va a cercare i suoi fratelli che lo provocano ancora una volta, rubandogli e strappandogli la sua bellissima tunica e facendolo indietreggiare verso una buca in cui cade. Pensando che i suoi fratelli siamo tornati per riportarlo a casa, viene venduto a due mercanti di schiavi ismaeliti per 20 pezzi d'argento. Appena arrivato in Egitto viene comprato dal sacerdote di On Pothifar che cerca uno schiavo per la sua casa dimostrandosi un padrone gentile che lo apprezza essendo un schiavo istruito. Viene talmente privilegiato che la moglie del sacerdote si innamora di lui ma viene accusato da Pothifar di adulterio. Risparmiato dalla condanna a morte, viene messo in prigione dove egli incontra un coppiere e un panettiere a cui raccontano i sogni che fanno tutte le notti. Giuseppe rivela al coppiere che le tre viti indicano tre giorni tra cui egli sarà libero; mentre al panettiere invece predice un destino terribile: tra tre giorni il faraone lo decapiterà e gli uccelli mangeranno la sua carne. Le profezie del ragazzo infatti si avverano, ma prima che il coppiere venga convocato al palazzo gli chiede di ricordarsi di lui e di parlare al faraone del suo dono. Dopo due anni di carcere egli viene liberato con il compito di interpretare i sogni che il sovrano fa' tutte le notti: nel primo il faraone si trova sulle sponde del Nilo dove pascolano sette vacche sane, ma poi appaiono sette vacche malate che divorano quelle sane. Del secondo invece sette spighe di grano piene vengono ingollate, da sette spighe vuote e riarse. Giuseppe vede nei due sogni un sogno unico: le vacche sane e le spighe piene indicano sette anni di abbondanza, mentre le vacche malate e le spighe secche indicano sette anni di carestia. Per impedire la catastrofe il patriarca gli propone di prendere un quinto del raccolto di ogni campo durante gli anni di abbondanza per metterlo in depositi sorvegliati per distribuirlo al popolo. Il faraone deve trovare un uomo di cui si può fidare: la scelta cade proprio su Giuseppe, che viene nominato suo secondo con il nome di Zaphnapanheah che significa "bocca di Dio". Egli infatti mantiene la parola data immagazzinando il grano e distribuendolo al popolo appena iniziano gli anni duri della carestia. Durante la distribuzione del cereale egli nota che in mezzo alla gente in fila ci sono anche i suoi fratelli immigrati in Egitto perché' la carestia ha colpito anche la terra di Canan. Giuseppe li accusa di essere dei ladri di grano e gli ordina di portare anche il fratello minore intanto finché non lo portano dice alle guardie di mettere in carcere Simeone. I fratelli mantengono la promessa portando con loro l' ultimo dei figli di Giacobbe: Beniamino. Il fratello li ospita e li accoglie in casa sua, ma poi li arresta con l'accusa di averlo derubato e gli tende una trappola in cui accusa Beniamino di avergli rubato una coppa d'oro. Proprio quando il ragazzo sta per essere arrestato i fratelli gli chiedono perdono per la loro gelosia nei suoi confronti. Nel finale la famiglia di Giacobbe si ritrova in Egitto e Giuseppe lo riabbraccia commosso.


CADASH

(VIDEOGAME)

Do you know that your favourite videogames could be good ways to learn languages?

One of them is the vintage arcade game "Cadash" released in 1992  where you have to play by choice as a  character among the figther, the wizard, the priest and the ninjia.

Once you chose which character you want to play, the king of the fantasy world of the game will offer you the mission to save the princess Sarasa, his only daughter kidnapped by the evil Baarogue, a dark wizard. The way you can improve your English reading skill is to translate mentally the instructions given by the walkers you meet before you enter into a cave.

The continent you will have to come across are five: the Kingdom of Zeerdar, the town of Marinade, the forest of gnomes and in the end the Kingdom of Baarogue, where you will have to defeat him.

This game belongs to an arcade games emulator called Mame 32. All you have to do is to download the whole collection.

At this point I hope you have fun and also a good inprovement of your reading skills!     

Level: intermediate


                     IL NIPOTE DEL MAGO

Chi di noi non ha mai guardato la saga di film "Le cronache di Narnia"? Sappiamo che essa è tratta dall' omonima serie di romanzi di ispirazione cristiana scritta da Clive Staples Lewis. Con delle piccole differenze: la versione cinematografica tralascia il prequel di cui vi parlerò in questo numero. Esso narra di come i nonni dei fratelli Pevensie si conobbero: Digory Ketterly e Polly Plummer sono vicini di casa e sono separati solo da un muro che divide i loro giardini. In un giorno d'estate eccezionalmente freddo i due, mentre giocano al covo dei contrabbandieri, scoprono per caso lo studio dello zio di Digory, Andrew, un uomo spietato e crudele che esegue esperimenti sui porcellini d'India (animaletti che il nipote adora avendone posseduto uno) per provare l' esistenza di altri mondi oltre quello terrestre. Polly ad un tratto tocca un anello magico giallo scomparendo del nulla. Zio Andrew rivela al nipote che sicuramente è andata in un altro mondo e che per poter tornare a casa devono indossare degli anelli verdi. Digory ritrova la sua amica in una strana foresta dolce e tranquilla chiamata Foresta Di Mezzo, dove i due si mettono a sperimentare il potere degli anelli. Gettandosi in uno stagno diverso dal solito, i bambini si ritrovano tra le rovine di una città chiamata Charn. Ad un certo punto Digory dà un colpo di martelletto alla campana che sveglia una delle statue del palazzo. Essa si rivela essere la malvagia regina (o strega) Jadis che è decisa a conquistare il loro mondo e quello di Narnia ancora agli albori. La strega, decisa ad andare sulla Terra insieme ai ragazzi, nomina zio Andrew suo schiavo e gli ordina di procurargli una carrozza e un cavallo con cui sfreccia come una pazza seminando il caos a Londra. Tornati a Narnia, i due insieme a Jadis, zio Andrew, un valletto con sua moglie e il loro cavallo scoprono di essere in un luogo chiamato Nulla (un riferimento all' Inferno) che viene illuminato da un leone di nome Aslan che lo illumina con la sua luce e crea il meraviglioso regno di Narnia solo con la sua voce possente (vedi la parabola della creazione). Al valletto e a sua moglie viene dato dal leone il compito di governare il nuovo mondo rispettando tutte le sue creature e facendolo ereditare alle generazioni future. Gli animali magici e parlanti di Narnia non apprezzano la presenza di zio Andrew e gli danno una bella lezione per aver commesso troppi peccati, piantandolo e innaffiandolo come un albero. Digory in lacrime implora Aslan affinché ci sia una possibilità di far guarire la sua mamma che è a letto malata. Il leone gli risponde anche egli commosso che nella terra di Archen si trova una albero con delle mele d'argento che hanno il potere di far vivere in eterno e dare per sempre la giovinezza. Giunto al giardino in volo insieme al cavallo alato Piumino, mentre Digory coglie un frutto magico dall' albero, egli trova all'interno del giardino Jadis che lo tenta mentendogli che il leone è un essere feroce che vuole solo ingannarlo (vedi il personaggio del serpente parlante nel libro della Genesi). Egli non si lascia ingannare perché non vuole vivere in eterno ma morire e andare in Paradiso. Al posto della mela d'argento egli coglie una mela d'oro che non rende immortali ma fa guarire dalle malattie e dalle sofferenze. Prima di tornare a casa il leone dà ai due bambini un' avvertimento (di essere forti perché in futuro degli uomini malvagi tenteranno di conquistare il loro mondo) e un comando (sotterrare gli anelli magici in modo che nessuno possa usarli nuovamente). Il libro si conclude con Digory che facendo mangiare la mela magica a sua madre la fa guarire miracolosamente, con gli anelli e il torsolo che vengono sotterrati e da cui cresce un albero con la cui legna egli, diventato adulto, costruisce un' armadio di cui si parla nel prossimo libro. Anche zio Andrew pentito diviene più gentile e disponibile verso il prossimo, ma non dimenticherà mai una donna così forte ed energica come Jadis.

ASLAN ILLUMINA IL NULLA


I FRATELLI DI MOWGLI

Chi di noi da piccolino non ha mai visto il film Disney "Il libro della giungla", di cui è recentemente uscito un remake in 3D? Esso è ispirato al celebre romanzo di Rudyard Kipling che anche io ho divorato anni prima piangendo a dirotto nel finale. Questo breve racconto che in questo numero vi sto invitando a leggere non è altro che un precursore del libro originale che rese Kipling famoso in tutto il mondo. Esso narra la storia appunto del piccolo Mowgli che viene trovato da Mamma Lupo in mezzo alla giungla indiana, portato alla tana e allevato insieme ai suoi cuccioli. Gli altri membri del branco non sono d'accordo nel tenere il cucciolo d' uomo con loro, dato che la vita di Mowgli dovrebbe essere vissuta tra gli uomini. Anche la tigre maschio Shere Khan disapprova questa decisione e vorrebbe uccidere il piccolo. Il bimbo viene salvato dalla morte dal capobranco Akela, dall' orso Baloo e dalla pantera Bagheera, maestri dei cuccioli del branco incaricati ad insegnare a loro così come al bambino la Legge della Giungla. Dopo aver sacrificato un toro al suo posto, Mowgli viene affidato agli ultimi due a cui si lega moltissimo. Mentre stanno facendo un sonnellino, uno accoccolato all' altra, la pantera rivela al ragazzo di aver conosciuto gli uomini, di essere stata ingabbiata da loro e di essere poi riuscita a fuggire facendo saltare il lucchetto. Anche per Mowgli è arrivato il momento di sapere la verità, cioè di essere un umano e che il suo distino è con loro. Ma prima egli dovrà uccidere il suo nemico Shere Khan usando il Fiore Rosso (il fuoco) di cui ha il terrore. Tornato dal villaggio degli uomini, per procurarselo il ragazzo trova il vecchio capo Akela ferito dagli zoccoli di un daino e i suoi fratelli lupi intenti a ripudiarlo essendo un essere umano. Mowgli a questo punto non se la sente più di chiamare "fratelli" i membri del branco che l' hanno cresciuto ma "cani" e anche se essi l'hanno tradito egli non farà lo stesso con loro. Egli piange per la prima volta vedendo che la sua vita nella giungla si è ormai conclusa e deve dire arrivederci (Mamma e Papà Lupo gli promettono di andare a trovarlo presto) ai suoi amici e genitori adottivi. Il racconto si conclude con Mowgli che è grato per tutto ciò che gli animali hanno fatto per lui, promette loro che un giorno sarebbe tornato per uccidere il perfido Shere Khan. E si incammina verso il villaggio per incontrare quegli esseri misteriosi e uguali a lui, chiamati "uomini".

Una versione - bozza de Il libro della Giungla totalmente diversa dalla storia a lieto fine che ci ha entusiasmato quando eravamo piccini, che di sicuro ci deluderà un po' , ma ugualmente bella e piacevole da leggere.

MOWGLI AMMONISCE I SUOI EX FRATELLI LUPI CON IL FUOCO