INFANZIE DAL PASSATO

LA PREISTORIA

Al giorno d'oggi i bambini hanno tutti i divertimenti di questo mondo: televisione,playstation sempre più aggiornate e cellulari all' ultimo grido.

Ma riuscireste ad immaginare come sarebbe stata la vostra infanzia se foste nati in epoche passate e ormai impresse nei libri di storia? Bene! In questa rubrica inedita, intitolata "Infanzie dal passato", vi descrivero', attraverso le testimonianze che provengono dai reperti archeologici e storici, come vivevano i bambini dalla preistoria fino ai tempi dei nostri nonni.

Quando si parla dei nostri antenati su qualsiasi libro di storia si sente sempre parlare di uomini preistorici, dimenticando che la specie umana (come quella animale) è composta anche da femmine e bambini.  

Osservando le incisioni rupestri, gli archeologi non riescono ancora a comprendere se rappresentino donne, bambini o uomini perchè sono stilizzati.

Eppure, attraverso un nuovo studio condotto sul sito archeologico di Amelka Kunture in Etiopia, si sono scoperte delle piccole impronte di piedi di bimbi di circa uno,due o tre anni rimaste ancora intatte e ben conservate grazie a delle ceneri vulcaniche.

Anche se i nuovi ritrovamenti possono essere utili per capire di pù sulla vita dei bimbi preistorici, si possono anche ristudiare gli oggetti già a disposizione, come ad esempio dei giocattoli in ceramica rinvenuti negli Stati Uniti e realizzati da bambini di cui sono state scoperte delle piccole impronte digitali.

Analizzando più attentamente le dimensioni delle impronte lasciate sulle pareti delle grotte, prima o poi si riuscirà a capire la presunta età di chi le ha prodotte.

Gli studiosi ipotizzano che nel Paleolitico, quando uomini e donne avevano tanti peli, non sentivano il bisogno di interrompere tutte le attività per prendersi cura dei piccoli, ma li trasportavano aggrappati alle spalle. Questa pratica scomparve con la postura eretta e le madri furono costrette a tenere i bimbi con sè attraverso una sorta di precursore del marsupio.

Bambini e madri non erano affatto esclusi dalla vita di comunità: essi, al seguito o in braccio alle madri, si dedicavano alla raccolta di frutta,piante e miele così come alla pesca e alla  cattura di piccoli animali.

Con l' avvento del Neolitico e della rivoluzione agricola, donne e bambini impararono, attraverso molti tentativi ed errori, che le piante, oltre che a venire raccolte, potevano anche essere cresciute e coltivate, dando così origine all' orticoltura.  La caccia seppur ancora importante ebbe un ruolo secondario.

Eccoci arrivati alla fine della prima puntata...non perdetevi la prossima dove si parlerà dei piccoli dell' antico Egitto!!        


 SPIAGGIE NASCOSTE D'ITALIA 

BASILICATA

La Basilicata è una regione meravigliosa, con campi di grano che si estendono a perdita d'occhio, tanto che è stata selezionata come location per il film "Io non ho paura" tratto dall' omonimo romanzo.

Tuttavia  le sue spiagge sono poco frequentate dai turisti e alcune di esse sono quasi deserte e incontaminate. Vi invitarei a farci un salto la prossima estate!

 

Spiaggia Terzo Cavone di Scanzano Jonico

La Spiaggia Terzo Cavone di Scanzano Jonico deve il suo nome al fiume omonimo che sfocia nelle sue vicinanze. Si tratta di una spiaggia splendida, caratterizzata da un ampio e lungo litorale di soffice sabbia dorata, tutto orlato da verdi alberi che regalano una piacevole ombra naturale e bagnato da un mare bellissimo, azzurro e straordinariamente trasparente, ricco di flora e fauna marina.

 

Calette di Maratea

Le Calette di Maratea sono incastonate nel breve ed alto tratto di costa del golfo di Policastro, affacciate sul Mar Tirreno. Si tratta di incantevoli spiaggette solitarie che vanno scoperte, nascoste tra i costoni rocciosi a picco sul mare che celano anfratti, grotte ed appunto questi piccoli lembi di sabbia bagnati da un mare cristallino. Il mare che bagna queste calette ha fondali piuttosto profondi, incontaminati e molto apprezzati dai subacquei, con vere e proprie praterie di posidonia popolate da una ricca fauna marina e di gorgonia gialla oltre i 20 metri di profondità.

 

Spiaggia Grotta della Scala di Maratea

La Spiaggia Grotta della Scala si trova ad Acquafredda, la frazione più a nord del comune di Maratea, non lontano dalla stazione ferroviaria. Si tratta di una piccola spiaggia di sabbia e ciottoli che si distende all'interno di una pittoresca insenatura, proprio sotto la rinomata Villa Nitti. Facilmente accessibile  via terra, è bagnata da un bellissimo mare cristallino e trasparente. L'unico stabilimento balneare presente offre lettini, ombrelloni, servizio bar e la possibilità di mangiare direttamente sulla spiaggia.

 

Spiaggia del Bosco Pantano di Policoro

La Spiaggia del Bosco Pantano di Policoro deve il nome all'impenetrabile e magnifico bosco che si trova subito oltre essa, e che oggi rappresenta una testimonianza di enorme valore naturalistico, scientifico e paesaggistico, con la vasta foresta planiziale di latifoglie che anticamente ricopriva gran parte della costa ionica. L'area è infatti attualmente Sito di Importanza Comunitaria. La spiaggia è una suggestiva ed ampia distesa di sabbia morbida, bagnata da un mare meraviglioso, limpido e così pulito che vi si riproducono ancor oggi alcuni esemplari di tartarughe marine, tra cui la celebre Caretta Caretta.

 


BASKET: LA VIRTUS BOLOGNA INFRANGE IL TABU' SUPERCOPPA  E VINCE CONTRO MILANO 84-90

La Virtus Bologna, dopo la vittoria dello scudetto atteso per ben 20 anni, sembra proprio non volersi fermare! Dopo ben 26 anni un altro trofeo torna ad essere presente nella bacheca bianconera: la Supercoppa italiana vinta meritatamente 84-90 contro una Milano crollata dopo un brutto terzo quarto.

La Virtus parte subito bene in questo inizio di stagione qualificata subito alla fase finale per via della finale scudetto raggiunta e vinta nel 2021.

Le vu nere battono 74-66 la squadra - sorpresa di questa supercoppa, la neo promossa Tortona che  gioca la partita lottando fino all'ultimo e  la Reyer Venezia (72-71) in un match dove essa se l' è giocata fino alla fine.

Arrivato all' atto finale della competizione, il Bologna sfonda, la  virtusina stravince il trofeo contro una Milano che regge per i primi due quarti inseguendo con fatica per poi pian  piano crollare e consegnare la vittoria alla squadra emiliana per 84-90.

Tanto di cappello alla squadra di Sergio Scariolo (vecchia conoscenza in casa Olimpia)  che dopo infiniti tentativi è riuscita a sollevare il secondo trofeo in questa annata sportiva...e poi chissà! 

 


MAI SOTTO CANESTRO

Lo sport è un' invenzione meravigliosa poiché esso regala tantissime emozioni a chi lo pratica dal campo, a chi allena dalla panchina e infine a chi assiste agli incontri da casa in tv o dal vivo direttamente allo stadio. Eppure nel mondo sportivo ci si chiede: come lo vive quella persona con il fischietto al collo che cerca di mantenere l'ordine sul terreno di gioco? Ce lo racconta in un libro Fabio Facchini, l'arbitro numero uno della pallacanestro italiana, che alla fine dei playoff 2012, dopo ben 702 gare arbitrate in serie A1 e numerose finali e Final Four di competizioni per nazionali e per squadre di club sia maschili sia femminili, decide di appendere il fischietto al chiodo non senza il dispiacere di famigliari e colleghi. Dopo l’ introduzione in cui Fabio ce ne parla, egli apre un flashback in cui ripercorre il suo rapporto lavorativo con alcuni suoi colleghi ancora in vita oppure volati via troppo presto:

⦁ Pasquale "Nini'" Ardito: il napoletano verace che adocchiava i giovani “guaglioni” di talento, che dopo un paio di anni avrebbero fatto strada nel mondo del basket.

⦁ Maurizio Martolini: il romanista amante delle mostre d'arte e molto distratto alla guida.

⦁ Rodomir Shaper e Nejbosa Popovic: i due serbi che gli hanno fatto da maestri quando egli era ancora un giovane arbitro FIBA, inesperto dell' ambiente cestistico europeo.

⦁ Paolo Zanon: il "lord inglese" in giacca e cravatta proveniente dal lido di Venezia.

⦁ Bruno Duranti: il suo esaminatore arbitrale con cui ha fatto il salto di categoria dalla serie A2 all' A1.

⦁ Pino Cardella e Mimi' Anselmi: addetti agli arbitri rispettivamente, della Pallacanestro Trapani ai tempi dell' avvocato Vincenzo Garraffa, e della Stamura Ancona, che lo invitavano per i pasti prima delle partite, il primo in Sicilia, il secondo in Sardegna.

⦁ Gigi Terrieri e Lanfranco Malagoli: speakers per lui indimenticabili delle partite tra Fortitudo e Virtus Bologna.

⦁ Gennaro "Rino" Colucci: anch'egli napoletano, ricevette la chiamata per arbitrare la Final Four di Eurolega dal presidente della Fiba Bartolomeu, poi revocata per colpa di una fake news, per la precisione un fotomontaggio in cui si vedeva un dirigente di una squadra greca che lo abbracciava.

⦁ Luigi "Gigi" Lamonica: il secondo miglior arbitro di basket al mondo dopo Facchini, con cui diresse i tornei maschile e femminile alle Olimpiadi di Pechino 2008.

⦁ Giampaolo Cicoria: venne preso a calci durante un'invasione di campo da parte dei tifosi della fossa fortitudina per errore.

⦁ Paolo Fiorito: il pignolo fissato con la puntualita'

⦁ Gabriele Guerrini: con cui fece coppia in serie A1 per la prima volta. Non ebbe molti contatti con lui a causa del suo carattere chiuso.

⦁ Roberto "Bobo" Begnis: presidente della associazione italiana arbitri pallacanestro (AIAP), amante della montagna e bravissimo ad aggiustare i pianoforti.

⦁ Gianluca Mattioli: il laureato in giurisprudenza appassionato di musica a cui piaceva ridere e scherzare.

Fabio Facchini inoltre racconta agli appassionati cosa significa per lui lo sport: Esso è passione, non solo perché offre una scarica di adrenalina, ma anche perché' gli arbitri impostano, visionano e dirigono i match in modo maniacale. In questo modo anticipano gli errori per evitare di subirli.

È fatica, perché bisogna rispettare sempre gli orari per recarsi all' aeroporto, ma viene positivamente ripagata attraverso esperienze e contatti con persone nuove.

È sacrificio, perché ti sottomette a dei riti: si rinuncia alla famiglia per allenarsi, visionare partite, preparare la gara successiva, i viaggi e i giorni fuori casa sono numerosi. Sono scelte molto difficili da fare, ma se una disciplina è divertente, ne vale la pena.

È rispetto, perché' non si rispetta solo il ruolo di autorità che si ricopre, ma anche le culture e tradizioni differenti dalle proprie.

E' amicizia, perché si socializza e si lega con i colleghi di lavoro.

È emozione perché è sempre un privilegio indossare la maglia della società per cui si gareggia, entrare in stadi prestigiosi e incontrare tanti propri coetanei.

È gioia perché si è sempre contenti per le prime designazioni in carriera (specie se inaspettate), le feste d'addio con i colleghi che ormai sono diventati tuoi amici, gli stage per insegnare ai giovani arbitri e per i figli che vedono il genitore tornare a casa dopo una lunga assenza.

È vita perché, oltre ad essere una metafora di essa, è soprattutto una scuola di vita, poiché è un linguaggio universale che fa sentire tutti più uniti e un semplice abbraccio di consolazione perfino a chi è arrivato ultimo fa pesare meno la sconfitta.

Per sua personale esperienza Fabio non è riuscito a crearsi tante amicizie in Italia, ma solo all'estero. Come quella con Carolyn Gillespie, un' arbitressa australiana con la quale ha diretto la finale del Mondiale femminile 1998. Ritiratasi dal basket è poi scesa in politica diventando deputata al parlamento del suo paese.

Un' altra amicizia di lunga data e significativa per Facchini è quella stretta con un collega del Mozambico, ingegnere presso un' importante società mineraria.  Egli ci spiega come si è avvicinato al basket: nel 1976, dopo la messa domenicale, dei giocatori di basket amatoriali dell’ oratorio gli chiedono in modo del tutto inaspettato di fargli da arbitro per evitare litigi. Dopo questo episodio Facchini, allora sedicenne, decide di iscriversi al corso organizzato dal Comitato Italiano Arbitri (CIA) e dal CONI con altri quattro compagni purtroppo ritiratisi per non averlo superato. Egli rimasto da solo viene promosso all’ esame, diventando direttore di gara, prima nella categoria juniores poi tra i dilettanti in C1, percependo una piccola paghetta che gli consente di essere un po' autonomo dalla famiglia. Fabio intanto approfondisce la conoscenza del gioco allora a lui sconosciuto attraverso le poche partite che a quei tempi la RAI trasmetteva. Il nostro arbitro ci racconta anche le tante partite e derby di Bologna arbitrati, la simpatia delle coreografie delle curve, le trasferte dall' estero e i suoi rapporti con allenatori e giocatori sia del passato che del presente. Avverte anche di non sottovalutare i campionati minori poiché da un momento all' altro possono passare dal livello regionale a quello nazionale.

Egli afferma che non bisogna essere giudici di gara solo in campo, ma anche nella vita, a cominciare dal rispetto per le persone con cui ci relazioniamo. Fabio pubblicizza anche i ristoranti e gli hotel presso cui alloggia durante le trasferte, ringraziando gli amici del personale per la loro disponibilità e simpatia. Verso la fine del libro racconta delle sue passioni extra cestistiche e del rapporto lavorativo e collaborativo con gli arbitri di altri sport, in particolare il calcio.

Un libro stupendo per avvicinare ragazzi e ragazze a quello sport pieno di sogni ed emozioni che è la pallacanestro. Un modo per amare gli arbitri e imparare soprattutto a rispettarli.

KUNG FU PANDA

Se siete in cerca dello sport giusto per i vostri bambini, dopo aver visto questo stupendo cartone animato pieno di kung fu e tanto divertimento, di sicuro loro se ne innamoreranno. Il film narra la storia di un panda goffo e impacciato di nome Po, che sembra non avere altro destino se non quello di ereditare dal padre (adottivo) la spaghetteria di famiglia. ma Po ha un sogno segreto: diventare un maestro di kung fu, riverito e rispettato da tutti, e desidera che i cinque cicloni che egli ammira gli si inchinino in segno di reverenza. Shi fu, il maestro di kung fu della valle della pace, riceve dal suo ex maestro Oogway la visione che il malvagio Tai Lung è diretto in citta' e la profezia che l' unico in grado di fermarlo è il leggendario guerriero dragone. Egli verrà scelto tramite un torneo e per Po è un’ occasione da non perdere. Mentre trasporta con fatica il carrello degli spaghetti, spara se stesso per errore oltre le mura del palazzo di Giada attraverso dei fuochi d'artificio. Il maestro Oogway indica Po come il prescelto. Shifu è invece scettico e mette alla prova il nostro panda sulla conoscenza delle mosse, fallendo miseramente. Persino i suoi beniamini, i cinque cicloni, lo inviteranno ad andarsene perché ai loro occhi ha ridicolizzato l' arte marziale con la sua goffaggine. Intanto Oogway prima di morire convince il suo ex allievo a vincere il suo scetticismo, a credere in Po e ad istruirlo sul kung fu. Egli accetta di farlo usando come rinforzo la consumazione dei piatti della sua spaghetteria. Dopo la dura giornata di addestramento, il maestro pensa che sia giunto il momento di rivelare al suo allievo il segreto della pergamena del drago, per poi scoprire che è completamente bianca e non contiene nessun segreto. Ma Tai Lung non lo sa e giunto alla valle sfida Shifu a consegnargliela combattendo prima contro il suo ex maestro e poi contro Po che riesce a sconfiggerlo diventando un guerriero di kung fu come aveva sempre sognato.


CORRI RAGAZZO CORRI

Nel corso di tante guerre del passato e del presente, molti bambini hanno perso i loro genitori rimanendone con uno solo o addirittura soli al mondo. La loro reazione a questo lutto è molto variabile: alcuni non accettano questa perdita, rammaricandosene per sempre, altri invece non si fanno piegare dai colpi del destino e continuano a vivere con grande forza e coraggio. Uno di loro è stato Yoram Friedman sopravvissuto alla Seconda Guerra Mondiale e alla Shoah, di cui lo scrittore israeliano Uri Orlev ha ascoltato con le sue orecchie la testimonianza poi trascritta in questo splendido romanzo. Quando i tedeschi occupano Varsavia e confinano la popolazione ebraica nel famigerato ghetto, Srulik (alter ego di Yoram) è costretto, vista la scarsità di viveri, a frugare nei bidoni della spazzatura in cerca di bucce di patate e a vendere vodka al mercato nero, per guadagnare il denaro necessario per tirare avanti. All' improvviso la sua mamma scompare misteriosamente ed egli, dopo aver caricato su un carro delle proviste rubate ai goym (i non ebrei) insieme ad alcuni amici, esce dal ghetto per nascondersi nella foresta e per evitare le retate che i tedeschi organizzano con la complicità della polizia ebraica. Essi, vedendo arrivare i soldati, fuggono lasciando il bambino completamente solo a vivere del bosco, dove impara a cavarsela come può, cacciando piccoli animali e dormendo sugli alberi. Dopo essere stato trovato da un guardiaboschi, viene portato a casa della sorella che gli consegna vestiti nuovi e cibo. Gli insegna ad accudire le mucche e a diventare un buon pastore come Marysa, la nipote di dodici anni orfana come lui. Quando i nazisti si presentano a casa della donna perchè sospettata di nascondere un bambino ebreo, ella gli dice che non può più stare con lei. Nuovamente solo, Srulik ritrova suo padre, che prima di morire fucilato gli affida uno stratagemma di sopravvivenza: fingersi un bambino cattolico di nome Jurek Staniak. Ormai rimasto ufficialmente orfano Srulik/Jurek trova impiego come pastore a casa di una famiglia di contadini, il cui capo famiglia ubriaco paga il ragazzo a suon di schiaffi. Mentre gioca con i suoi amici uno di loro nota i segni della circoncisione ed è costretto a cambiare padrone per non venire consegnato ai tedeschi. Con il nuovo padrone iniziano per lui altre sofferenze e maltrattamenti di cui troverà conforto in un cane meticcio che Srulik chiama Azor. Dopo essere fuggito a causa dell' ennesima sfuriata del suo tutore, torna nella foresta, questa volta insieme ad Azor che verrà soppresso insieme ad un cane rabbioso da cui voleva difenderlo. Srulik incontra una nuova coppia di contadini che lo consegnano alla Gestapo. Il soldato Werner, nonostante abbia scoperto che fosse ebreo, lo affida ai signori Herman che lo impiegano come frustatore di cavalli. Ma un giorno la frusta finisce incastrata nella trebbiatrice che finisce per salirgli sul braccio. Srulik viene amputato sia per non estendere l'infezione sia perchè, essendo ebreo, il medico si rifiuta di operarlo. Il bambino, grazie alle cure di una suora premurosa, riuscirà ad imparare a convivere con la sua disabilità. Fuggito dall' ospedale egli trova rifugio in un cimitero dove Werner, che è sulle sue tracce, lo ritrova e, avendolo preso in simpatia, gli regala delle provviste e gioca con lui a dama rimanendo stupefatto dalla sua bravura. Sapendo che nei centri abitati ormai tutti lo conoscono e sanno delle sue origini, è obbligato a fuggire verso Est da dove stanno arrivando i sovietici, con cui Srulik rimarrà fino alla fine della guerra. A forza di fingersi cattolico, quando ormai è ad un passo dall' aderire alla nuova fede, interviene il Joint, un' associazione americana che si occupa dei minori ebrei ormai rimasti senza famiglia. Lo portano in un orfanotrofio. Qui Srulik fa un sogno in cui la mamma scomparsa gli ricorda le sue origni e gli dice che se lui lo desidera può mantenere il nome che gli aveva dato suo padre per salvarlo. Alla fine Jurek decide di rimanere in orfanotrofio, ma non senza prima salutare ed esprimere gratitudine alla famiglia che lo aveva salvato dalla deportazione. Un romanzo meraviglioso dal ritmo incalzante, pieno di imprevisti e colpi di scena che fanno battere il cuore ad ogni pagina. Assolutamente consigliatissimo!!

SRULIK/JUREK E IL SOLDATO WERNER GIOCANO A DAMA


L' ULTIMA RICAMATRICE

Oggi, grazie alle nuove tecnologie, molte professioni, una volta svolte a mano, si sono evolute e adattate al tempo che passa. Altre invece sono in via d'estinzione o scomparse del tutto. Se non le si tramanda è come se non fossero mai esistite! La scrittrice Elena Pigozzi su questo argomento ha scritto per i suoi lettori un romanzo intitolato "L'ultima ricamatrice". Narra la storia di un'anziana ricamatrice, Eufrasia, che abita in un paesino di montagna di poche anime e siccome il suo mestiere è appunto in via d'estinzione, diventa vuoto e privo di senso. Fino a che un giorno una giovane ragazza del duemila di nome Filomena si presenta a casa sua chiedendole di ricamarle il suo vestito matrimoniale per le nozze con il suo compagno Teodoro. Filomena chiede ad Eufrasia di insegnarle i segreti del ricamo. Mentre le racconta la sua storia. si scopre così che Eufrasia proviene da una famiglia di donne tutte tessitrici, sarte e ricamatrici: la bisnonna Ester, la nonna Clelia e la madre Miriam. Ester mette al mondo Miriam nata da una violenza subita da un uomo di passaggio. Ella e Clelia insistono affinché la ragazza conosca il mondo, ma Miriam è determinata a voler imparare l' arte di famiglia che si tramanda ormai da generazioni. Si sposa con Aurelio, un giovane napoletano che in seguito allo scoppio della prima guerra mondiale viene chiamato alle armi e muore durante un bombardamento a Bolzano, proprio mentre Miriam mette al mondo la piccola Eufrasia. La piccola viene cresciuta da Clelia e dalla madre e conosce il padre defunto solo attraverso i racconti di famiglia. Diventata adulta, anche Eufrasia si sposa con Felice, un giovane maestro che possiede una scuola per ragazzi Rom allo scopo di arginare la piaga della criminalità a cui sono indirizzati nei clan d' origine. Uno in particolare, Igor, si affeziona talmente tanto a Felice da avere crisi di gelosia quando nasce suo figlio Libero. L'amato marito di Eufrasia purtroppo viene ucciso violentemente da un capo clan Rom venuto a riprendersi Igor che, pentito di aver provato gelosia per suo figlio, cerca di proteggerlo facendo scudo col suo corpo e rimanendo anch'egli assassinato. Dopo la morte di felice Eufrasia cade in una cupa depressione, ma sentendo i pianti disperati di suo figlio per la fame, ella si dedica completamente a lui tornando così a vivere, accontentandosi di vedere e parlare al marito solo nei suoi sogni. Crescendo, Libero fa del suo nome una bandiera, rifiuta le regole scolastiche, sviluppa la passione per i viaggi e perde quasi completamente i contatti con la madre. Anche Filomena racconta alla ricamatrice la sua storia: ella è cresciuta con una madre schiva e disinteressata alla figlia. Il padre ha abbandonato la famiglia quando lei aveva sei anni e di lui ha solo ricordi vaghi. Alla fine della storia si scopre il legame di parentela tra le due: il padre di Filomena si chiama Libero ed Eufrasia non è altro che sua nonna, che solo per amore della nipote accetta questo incarico prima di andare definitivamente in pensione. Ma il suo lavoro non finisce completamente dimenticato! Infatti la nipote rinuncia alla sua laurea in economia aziendale per ereditare il mestiere della nonna e diventare l' ultima ricamatrice.

IGOR PENTITO CERCA DI PROTEGGERE IL SUO MAESTRO


Link GIOCOIMPARO (da me creati) per chi si vuole allenare con l'inglese divertendosi.

Tema di questo numero: verbi irregolari.